Scheda n. 1531

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data incerta, 1691-1692

Titolo

[Importuno sospir tornami al core]

Presentazione

Partitura

Legami a persone

Fa parte di

[9 cantate] (n. 1521/8)

Pubblicazione

Roma : copia di Giuseppe Antonio Angelini, (1691-1692)

Descrizione fisica

C. 103-119v

Filigrana

Non rilevata

Note

La cantata è stata copiata per il Cardinale Pietro Ottoboni nel 1691 e 1692.

Titolo uniforme

Organico

Soprano e continuo

Repertori bibliografici

Descrizione analitica

1.1: (recitativo, sol minore, c)
[I]mportuno sospir, tornami al core
2.1: (Allegro)(aria, sol minore, c)
Con lo sguardo il suo dardo
2.2: Allegro(aria, sol minore, c)
Muto strale pur fatale
3.1: (recitativo-arioso, c)
Son le porte d'Amore
4.1: (aria, re minore, c)
Sei destinato
5.1: (recitativo, c)
Con risoluta e nobile costanza
6.1: (aria, do minore, 3/8)
Mà il pensiero ancor s'avanza
6.2: (aria, do minore, 3/8)
Con insolito ardimento
7.1: (recitativo-arioso, sol minore, c)
Conosco ben, che troppo

Trascrizione del testo poetico

[I]mportuno sospir, tornami al core.
Che non conviene al labro
Palesar quel dolore,
Di cui sola cagion fur gli occhi miei.
Taci, mia lingua, e sia
Opra di questo luci
Con moribondo giro
La forza celebrar del mio martiro.
Vedrà colei, ch’adoro,
Vedrà sul volto la vicina morte
E soffrendo e tacendo
Vedrà il cor di lei: vincer intendo!

Con lo sguardo il suo dardo
Nel mio seno amor portò.
Così ancor spero in Amor,
Che col guardo vincerò.

Muto strale pur fatale
Nel mio cor la piaga aprì.
Muto anch’io dell’idol mio
Vuò mercè se mi feri.

Son le porte d’Amore
Quelle del ciglio.
Dove hà la prima
Sorgente, amico foco
Penetra à poco à poco.
Indi scendendo ad infiammare un petto
Con perpetuo soggiorno
À danno poi del cor sveglia l’affetto.
All’hor, misero amante,
Sentendo un nuovo mal, che non distingue,
Chiede, ne sà di che,
Si duol, ne sa di chi.
Mà giunto poi à penetrar l’arcano
Si querela d’amore
E tacendo frà se parla al suo core:

Sei destinato,
Povero core,
À soffrire, penare e tacer.
Mà quell’amore
Che t’hà piagato
Tacendo, soffrendo ti guida à goder.

Con risoluta e nobile costanza
Non si tema il tormento.
Pensa, pensa ò cor mio,
Quanto bella è colei, che t’innamora.
Pensa alla fronte, à i lumi,
Al labro di corallo, al sen di neve,
Al dolce tratto, à quell’April, che ride
Sovra le guance, e credi
Fortuna il tuo dolor, benché t’uccide.

Mà il pensiero ancor s’avanza,
Ne dispera haver conforto;
Che si amabile sembianza
Non saprà negarmi il porto.

Con insolito ardimento
Alte idee porto al mio core;
E se fia grande il cimento,
Sarà grande anche l’honore.

Conosco ben, che troppo
In alto volo fido i miei vanni
Ed’Icaro all’esempio
Dal mio soverchio ardir cerco il mio scempio.
Mà la ragion non giova
Saggio parlar d’amor, chi amor non prova.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

V-CVbav - Città del Vaticano - Biblioteca Apostolica Vaticana
collocazione Barb.lat.4202.8

Scheda a cura di Berthold Over
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