Scheda n. 12667

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Testo a stampa

Data

Data certa, 1677

Titolo

Per la comedia recitata dalli signori / paggi nel palazzo dell'eccellentissi- / mo sig. prencipe di Farnese, intito- / lata le Larve amorose.

Presentazione

Non applicabile

Legami a persone

autore del testo per musica: Scalera Stellini, Maria Antonia
altra relazione: Chigi, Agostino
altra relazione: Spagna, Arcangelo

Descrizione fisica

P. 145-147

Filigrana

Non rilevata

Note

Si tratta de La dama folletto overo Le larve amorose, commedia di Arcangelo Spagna (Ariccia, Palazzo Chigi, tra il 1674 e il 1677). Personaggi: D. Ascanio; Morlacco suo servo; D. Ipolita; D. Luigi, fratello di D. Ipolita; Tonino, paggio romanesco del detto; D. Beatrice; D. Ottavio, fratello di Luigi e di D. Ipolita; Diana, serva di D. Ipolita (identificazioni e informazioni inedite). Una rappresentazione fu data anche nel Palazzo Farnese di Caprarola durante il carnevale del 1676 ca.; cfr. Saverio Franchi, Drammaturgia romana, vol. I, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 1988, p. 482-483.

Titolo uniforme

Bibliografia

Liuzzi 2001a: p. 82-83

Trascrizione del testo poetico

Hor, che con tromba d'or de' finti incanti
Fama s'accinge a decantar gli honori,
Echeggia Cilo con fiati suoi sonori
De' palpabili spirti altera i vanti.

Per celebrar gli allor del vago stuolo
Sciogli i concenti, o gran cantor di manto,
Et al legno castalio accorda il canto,
Onde n'assorda l'uno, e l'altro polo.

D'onte, d'astî, disprezzo, antor, e sdegno
Di tu l'intreccio in preziosa vena,
Mentre cantar non può, chi vive in pena,
Né può Pindo poggiar schernito ingegno.

Ecco le larve, e pur non è d'Averno
Opra, questa, ch'abbaglia, e fura i sensi,
Son d'età giovanil prodigi immensi,
Co' quai virtù rende il suo grido eterno.

Co' mentiti stupori, e franche note,
Un nuovo Ascanio istupidisce i cori,
Né d'Hippolita più li brevi horrori
Rendon d'ogni cor le voglie immote.

Se Beatrice, or con vezzoso brio,
Del suo vago amator sdegna il rivale,
Ben si può dir con meraviglia eguale,
De l'arte i pregi in lei natura unio.

E se Ottavio, del suo german Luigi
Con grazioso ardir l'amante ottiene,
Mirabil egli nel mentir sue pene,
Co' gli applausi maggior segue i vestigi.

Co' scherzi pueril Tonin rapisce
L'alme de' spettatori, indi Diana
Nell'amoroso stuolo arguta, e vana,
Scioglie dall'ombre il vero, e pur mentisce.

Ma del saggio Thiren l'arte suprema
A' suoi vanti, e trionfi ogn'alma astringe,
Che mentre alti timori astuto ei finge,
Conculcata al suo piè l'invidia trema.

Tu tra le muse havrai li primi vanti,
Tuoi saranno i trofei, d'opre sì rare,
Se con tue note armoniose, e chiare
L'invidia freni, e 'l tempo, e morte incanti.

Canta, e tira coi carmi i sassi, indi ergi
Colossi a i pregi degli illustri heroi,
E fian de' Chigî rai, gli ossequî tuoi,
Mentre al fonte cirreo la penna immergi.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

I-Rn - Roma - Biblioteca Nazionale Centrale
collocazione 71.11.A.4.130

Scheda a cura di Giovanni Tribuzio
Ultima modifica: