Scheda n. 12648

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Testo a stampa

Data

Data certa, 1677

Titolo

L'incostanza costante / ad istanza del sig. N. amante della virtù / di due bellissime dame. / Canzone.

Presentazione

Non applicabile

Legami a persone

autore del testo per musica: Scalera Stellini, Maria Antonia

Descrizione fisica

P. 115-121

Filigrana

Non rilevata

Titolo uniforme

Bibliografia

Guida 2014: p. 82-84
Liuzzi 2003: p. 34, 42
Liuzzi 2004: p. 18

Trascrizione del testo poetico

Già dispiegato havea su 'l nudo seno
De l'amante del cielo,
La modesta fanciulla i suoi tapeti;
Con novelli colori il volto ameno
Rendea; che in brine, e gelo
Smorto, e rugoso visse i dì men lieti;
Dalle nodose reti
Sciolte l'herbe vezzose,
Nel fertil sen d'amenità fiorita
Godean humor di vita,
E con voci amorose
Par, che dicesse il ciel, non scema amore,
Benché lontano io sia, l'antico ardore.

Quando dal centro d'un romito loco,
Con portentosi accenti,
Spiegò gemino umore un seno amante.
Ardo, diceva, e cede ogn'altro foco
A' miei sospir cocenti.
Precursori fedel d'un cor vagante.
Nel varïar costante
L'immobil mio pensiero
Cangio, e senz'ingannar, muto figura,
Qual Proteo di natura,
E ne l'ardente impero,
Qual fenice immortal, moro, e rinasco,
Ed in varia beltà la voglia io pasco.

Di dui amori, e due fiamme ho sen capace,
Cui franco ingresso rende
Allo scoccar di due beltà lo strale.
Al nobil foco incenerir mi piace;
Che se 'l mio sen accende
Raffinato il mio amor sorge immortale;
E con desire uguale
Idolatra divegno
Di duo numi in un punto, e doppie stelle;
Da cui sembianza belle,
Con sincero disegno
Di Nice, e Lilla hor ugualmente honoro
Grazia, beltà, crin fosco, e chioma d'oro.

Ma fia; qual neve il seno, e fuoco i rai,
Ebano il ciglio fino,
Perle i denti, ostro i labri, e sole il volto.
Lor vanto è sì; ma sia minore assai
Di quel pregio divino,
Ch'adoro, e tien ne' lacci il core avvolto.
O come bene accolto
Vien amor da virtude
Di cui gli affetti ribellanti, impuri
Rende innocenti, e puri;
Indi avvien ch'ella schiude
L'arca gemmata, entro di cui soggiorna
Fragil beltà d'eterni raggi adorna

Non con arti soavi il cor m'alletta,
Trattando armi homicide,
Amor, che d'odio, e speme il lacci ordisce.
Ch'impiagando, per scherno il ferro infetta.
E tra diletti ancide,
Cui foco, e gel con crudel forza unisce,
Lo stral che mi ferisce,
Pudica man lo scaglia;
E mentre al fragil seno il colpo arriva,
L'estinto cor ravviva,
Indi nel petto intaglia,
Qual in fin marmo, uno scalpel di gloria
De la costanza mia la pura historia.

Albergo in due e poi ristringo in una
L'amor, la fede mia,
E pure in due, un sol oggetto am'io
Unico sol, che mille raggi aduna
Tal'or in cor, che pria,
Qual agitato pin, varcò l'oblio,
Hor questa l'amor mio
Rende costante, e chiaro,
Che se infuse in dui sen le glorie sue,
Virtù sola amo in due;
Trovar posto più caro
Mio cor non può, ch'ove virtude ha sede,
Fugge l'inganno, e vi trionfa fede.

Canzon, s'accesa voglia
D'alcun Zoilo mentir tai detti ardisse,
Taci, ché non mai visse
Fede nel secol nostro, ove s'apprezza
Più, ch'eterna virtù, fragil bellezza.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

I-Rn - Roma - Biblioteca Nazionale Centrale
collocazione 71.11.A.4.111

Scheda a cura di Giovanni Tribuzio
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