Scheda n. 11127

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data incerta, tra il 1700 e il 1800

Titolo

Qual sia dentro al tuo Core | Cantata | Del Sig.r D. Emmanuele Astorga

Presentazione

Partitura

Legami a persone

compositore: Astorga, Emanuele d’ (1680-1757)

Fa parte di

[Cantate da camera] (n. 5597/35)

Redazione

[Napoli : copia, XVIII sec.]

Descrizione fisica

C. 210r-217v ; 207x265 mm

Note

Titolo dal frontespizio. Il manoscritto è stato realizzato dal copista, probabilmente di origini napoletane, ormai comunemente identificato come “Napoli A” e riconoscibile dal fregio simile a una mano stilizzata che generalmente pone sulle carte da lui vergate (Cfr. Bibliografia). In calce all’ultima pagina di musica è ripetuto due volte, una sopra l’altra, in due mani diverse, il motto: «Il Fine L.D.M.S.V».

Titolo uniforme

Organico

Soprano e continuo

Repertori bibliografici

Descrizione analitica

1.1: (recitativo, c)
Qual sia dentro al tuo core
2.1: (aria, sol minore, 2/4)
Qual prevaglia nel tuo core
3.1: (recitativo, c)
Ma qual sia che tu fingi, o amore, o sdegno?
4.1: (aria, fa maggiore, c)
L’ardor che nel tuo seno

Trascrizione del testo poetico

Qual sia dentro al tuo core,
O di sdegno o d’amore
Fiamma che al mio apparire ogn’or s’accende,
Filli, questo mio cor non ben l’intende;
So ben ch’un dì m’amasti
Con tale ardor che a spegnerlo bastante
Tempo o morte non era,
Or di tua fé sincera
Ancor gl’indubi segni in te vegg’io.
Ma non vi veggio, oh Dio,
Quel tenero diletto,
Quell’interno gioir che fuor traspare,
Né ti giungon sì care
Qual pria le mie discolpe;
Qual’or gelosa agl’occhi miei ti mostri
Ond’io dubbioso e incerto
Del mio destin temo che in te si celi,
O sdegno fier sotto amoroso impegno,
O grande amor con maschera di sdegno.

Qual prevaglia nel tuo core
Fiero sdegno o fido amore?
Ben distinguerlo non so.
Tanto varia ogn’or ti scerno
Nell’aspetto che l’interno
L’alma mia capir non può.

Ma qual sia che tu fingi, o amore, o sdegno?
Se chiaro a me nol mostri
Egualmente m’offendi, o Filli amata,
Crudel, se m’odi e se pur m’ami ingrata
Che non dovresti, oh Dio,
Al misero cor mio
Celar quel ben che sol gli dà ristoro,
Quel ben ch’è mio tesoro,
Per cui d’amaro pianto
Più volte gl’occhi miei senti bagnarsi
Per cui dal sen tanti sospiri ho sparsi.

L’ardor che nel tuo seno
S’accese un dì per me
Se spento ancor non è,
Rendilo più palese agl’occhi miei.
Così contento appieno
Sarà questo mio cor
E nel mio fido amor
Bramar più lieta sorte io non saprei.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

I-Nc - Napoli - Biblioteca del Conservatorio Statale di Musica "San Pietro a Majella"
collocazione Cantate 32bis.35

Scheda a cura di Ivano Bettin
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