Scheda n. 780

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data incerta, 1640-1660

Titolo

Crescea la notte, e della luna al lume | del sig.r Gio. Marciani

Presentazione

Partitura

Legami a persone

compositore: Marciani, Giovanni (1605c-1663c)

Fa parte di

[Cantate] (n. 539/11)

Pubblicazione

[Roma : copia, 1640-1660]

Descrizione fisica

1 partitura (cartolazione antica cc 67-79v; cartolazione moderna cc 70-82v)

Filigrana

Non rilevata

Titolo uniforme

Organico

Soprano e continuo

Descrizione analitica

1.1: (recitativo, c)
S, Crescea la notte
2.1: (aria strofica, fa maggiore, c)
S, La mia dama d'ogni dì; Se da lei lungi men vo; Io però fra pochi dì; Vuò goder con libertà
3.1: (recitativo, c)
S, Qui tacque perché udì
4.1: (aria strofica, si maggiore, 3/4)
S, Per goder d'amore i frutti; Per narrar longhi martir; Perché una donna cada; Lasci ogn'un ch'ha cervel
5.1: (recitativo, c)
S, Di queste corde al tocco
5.2: (arioso, fa maggiore, 3/2)
S, Chi corre corre, ma chi fugge vola

Trascrizione del testo poetico

Crescea la notte, e della luna al lume
conforme il suo costume
fuor della casa uscito
un fetente Zerbin semivestito
per le vie passeggiando
sovra la chitarriglia
così con mala grazia iva cantando

La mia dama d’ogni dì
D’un umor già mai non è
Cangia spesso in no il si
Né si cura della fe’

Se da lei lungi men vo
Passion per me non ha
Se vicino a lei mi stò
Volge il guardo in qua e in là.

Io però fra pochi dì
Vuò cangiar la servitù
S’ho ragion da dir così
Genio mio narralo tu.

Vuò goder con libertà
O non voglio lacci al piè
Se con tutte così va
Niuna donna fa per me.

Qui tacque, perché udì
Sotto un chiuso tamburo
Da bocca femminile uscir Zi, zi.
Fermossi egli,
e pensò che d’armonia sì ladra
qualche donna leggiadra
all’improvviso innamorata il voglia
ne la sua casa
farlo assoluto padron d’ogni sua voglia.
Ma fu il pensier fallace
Mantre al canoro son dello stromento
Una voce vivace
Queste note intonò

Per goder d’amore i frutti
Altro ci vuol ch’un fior di gioventù
S’affanna invano il povero Zerbin
Perché in amor val più
Fuor della borsa l’or che sovra’l crin

Per narrar longhi martir
Un sonetto non basta o un madrigal
Scrive ogn’Amante in vano il suo dolor
Ch’appò la donna val
Più ch’un giro di ciance un cerchio d’or.

Perché una donna cada
Urto non val di longa servitù
Passeggia mille vie l’amante in van
Sempre gradito è più
Chi meno move il piede e più la man.

Lasci ogn’un ch’ha cervel’
Quello che suo non può mai far.
Senza interesse alcun donna non è
Se hai da dir non da dar
L’idolo tuo non ha che far di te.

Di queste corde al tocco
Uno stolido alocco
Il Zerbin si rimase
Pur la debile voce rinforzando
Diè superba risposta
Con si brieve parole:
Non merita il mio amor chi non mi vuole.
Rise la bella e s’il conobbe acceso
E di rabbia, e d’amore
A dismorzargli in seno un doppio ardore
Di fresc’acqua versogli in capo un fonte.
Ei che sempre tenea
le piante al fuggir pronte
come al parlar sollecita la lingua
avverò quel proverbio
della moderna Zerbinesca Scola:

Chi corre corre, ma chi fugge vola.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

I-Rc - Roma - Biblioteca Casanatense
fondo Baini
collocazione Ms 2478.11

Scheda a cura di Chiara Pelliccia
Ultima modifica: