Scheda n. 779

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data incerta, 1640-1660

Titolo

Non mi lusingar più speranza infida | del sig.r Marc’Antonio Pasqualini

Presentazione

Partitura

Legami a persone

compositore: Pasqualini, Marc’Antonio (1614-1691)

Fa parte di

[Cantate] (n. 539/10)

Pubblicazione

[Roma : copia, 1640-1660]

Descrizione fisica

1 partitura (cartolazione antica cc 57-66v; cartolazione moderna cc 60-69v)

Filigrana

Non rilevata

Titolo uniforme

Organico

Soprano e continuo

Repertori bibliografici

Murata 2004: n. 27, p. 682

Descrizione analitica

1.1: (recitativo-arioso, c)
S, Non mi lusingar più speranza infida
1.2: (arioso, 3/4)
S, Si, si voglio morire
1.3: (recitativo, c)
S, Dai colpi della sorte
1.4: (arioso, c)
S, Della già tradita fede
2.1: (recitativo, c)
S, Sì dicea Eurillo e già d'amor baccante
3.1: (aria, mi minore, 3/4)
S, Dove sete o folli amanti

Trascrizione del testo poetico

Non mi lusingar più speranza infida
Non ti credo più
Colei che mi ferì
D’amarmi si pentì
Ad altro amante l’amor mio donò
Lascia dunque ch’il duolo homai m’uccida.
Ho scoperto gl’inganni
Speme rea ch’io ti credea
Mai più in van t’affanni
Nel mio crudel martire.
Si si voglio morire
Si che voglio morire
Dai colpi della sorte
Non mi può liberar altri che morte
Della già tradita fe’
Il tormento affligge il cuore
Et a scherno del mio amore
Altri ha il ben che mio pur è
Misero io piango intanto
Né mi consente il ciel
Che mora absorto nell’onde del mio pianto.
Mi vuol vivo al dolor non mi vuol morto
Ma ciò mi vieta invano
Quel che il ciel non farà, farà la mano
Con questa spada m’ucciderò
A terra cada con la mia vita
Estinto quel ardor che m’infiammò.
In così infelice stato
È salute il morir a un disperato.
Si che morir vogl’io
Siano pur a’ miei danni ogn’hor rubelli
Nel ciel crinite stelle
Mi condanni alle pene il cieco dio.
I tormenti non temo e mi do vanto
Con intrepido cuore
Vincere il fato e trionfar d’amore.

Sì dicea Eurillo e già d’amor baccante
Spingea nel mesto seno il ferro ignudo
Ma in atto così crudo
Intimorito il cuore
Negò spirti vitali al suo forore.
Onde l’alma dolente
Tramortita nel suol cadde languente

Dove sete o folli amanti
Correte mirate
Che il ben che bramate
Altro fine non ha che morte e pianti
Dove sete o folli amanti
Così sempre arciero nume
Premiò la fedeltà
Il ferir ha per costume
Ma non già l’usar pietà
Stolto chi crede a’ suoi maligni incanti
Dove sete o folli amanti.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

I-Rc - Roma - Biblioteca Casanatense
fondo Baini
collocazione Ms 2478.10

Scheda a cura di Chiara Pelliccia
Ultima modifica: